"Quando la dolcezza lava le mie guance, è perché mi ricordo di te."(bitw)
La mattina, appena sveglia, il caffè è come una
carezza per la mente e per il mio palato, una calda abitudine che negli
ultimi tempi ho consolidato. Da qualche anno sono rimasta sola e quando mi alzo sono molto più
sgangherata del giorno prima, anche se, a dire il vero, posso permettermi di
stiracchiarmi qualche minuto in più rispetto a prima. Lo preparo con cura nella
caffettiera la sera precedente, perché al risveglio sono maldestra e impacciata
e prima di aprire il terzo occhio, quello dell' intelletto, ho un estremo
bisogno di caffeina, rapidamente, senza perder tempo e con estrema facilità. Insieme
alla caffettiera, preparo anche il bicchiere di vetro, rigorosamente di vetro,
bicchiere generoso, a differenza della tazzina così stitica e avara. E penso a come sarebbe
bello se qualcuno lo facesse per me; offrire un caffè al risveglio è un atto d’
amore, una delizia che si apprezza con la pigrizia e la lentezza del mattino. E
ripenso a come sono stata ingrata quando c' eri tu; io mi alzavo per prima e il
caffè lo prendevo giù a quel bar dell’ angolo a pochi passi dall’ Ospedale. Non
ti ho mai fatto questo regalo, non ho mai avuto questa delicatezza e vorrei tanto
fartela ora che sei in un mondo migliore. Un piccolo gesto che mi è mancato; però, in
compenso, ti baciavo forte sulle labbra prima di uscire, mentre tu indugiavi un
altro pizzico nel letto. Quante cose belle meritavi e non mi sono mai
soffermata a elaborarle, presa dalla frenesia del lavoro e dei suoi ritmi. Chiudo
gli occhi, sorseggio il mio caffè e ti chiedo scusa, amore mio. Ma ecco, tu sei
qui di fronte a me, che scuoti la testa e mi sussurri con la tua immensa bontà
che ti sentivi tanto, tanto amato. Col sorriso sulle labbra, accendo la mia
prima sigaretta e do inizio al giorno che, senza sosta, avanza.
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